lunedì 25 ottobre 2010

lei


È nata su un isola in mezzo al fiume, ed è cresciuta in una casa grande e povera, regolarmente allagata dalle piene. Legata ad una gamba del tavolo, in cucina, stava fissa e pronta all’uso una barchetta di legno. Suo padre l’ho conosciuto poco, ero troppo piccola per ricordare: lei, di lui, ricorda sole le sigarette arrotolate a mano. Sua madre è morta prima che io nascessi, e non so nulla di lei. O meglio: so solo che era alcolizzata, e che “per una donna non sta bene bere”. Il giorno del suo matrimonio, vestita da sposa, dopo aver attraversato il fiume ha camminato assieme al fratello per tre chilometri, nella polvere della strada, nell’umidità dell’argine, per arrivare sudata all’altare.
Lei si chiama Bruna ed è mia nonna, e io non riesco nemmeno a immaginare se sia triste o felice. Vedo i calli sulle sue mani secche, le vene azzurre e grosse delle gambe, strette nelle calze a pressione. Sento la sua voce amara, quando fuori dalla chiesa, alla zingara che domanda una moneta, risponde tra i denti: “A me non mi ha mai dato niente nessuno”.
È stata una donna molto bella, e ora non vuole farsi fotografare.